Il governo di Tokyo punta ad arrivare alla parità di genere: donne nei Cda e congedo di paternità sono tra le proposte avanzate.
L’uguaglianza di genere non sembra più essere un miraggio per il Giappone: il governo ha intenzioni serie a riguardo e sta lavorando su una serie di proposte concrete da attuare in breve termine per ridurre il gap tra uomini e donne.
Le proposte per le donne: ruoli nei Cda e norme potenziate per le violenze
Il progetto di compone di diverse proposte, tra cui quella di arrivare ad una quota del 30% dei posti dirigenziali delle maggiori società della nazione ricoperta da donne entro il 2030, già introdotta dall’Unione Europea. Per iniziare a muoversi in tale direzione, il governo nipponico auspica che almeno una donna sieda nel Consiglio di amministrazione di ciascuna delle più importanti aziende quotate in Borsa da qui al 2025.
Sempre rivolgendosi alla popolazione femminile, l’esecutivo di Tokyo mira a potenziare le norme che difendono e proteggono le donne vittime di molestie e aggressioni sessuali, e di mobbing sul lavoro, con particolare attenzione a quelle che subiscono la violenza dei propri compagni.
La proposta per gli uomini: congedo di paternità
Il governo giapponese pensa però anche agli uomini, in particolare suggerendo di introdurre il congedo di paternità, che permetterebbe ad essi di svolgere con più tranquillità il ruolo di padri, mantenendo comunque stabile il reddito della famiglia, e magari di risolvere in parte il calo delle nascite.
Il Giappone è ancora lontano dalla parità di genere
L’impulso per queste riforme all’avanguardia arriva da pessimi risultati ottenuti dal Giappone in recenti sondaggi: come riportato da SkyTg24, il Paese si è posizionato al 104esimo posto su un totale di 190 nazioni prese in considerazione nello studio della Banca mondiale sulle opportunità economiche per le donne, ed è al numero 116 su 146 Stati per quanto riguarda il divario di genere, secondo il Forum economico mondiale nel 2022. Il lavoro da fare è ancora lungo.